bullismo e famiglia - Bullizzati

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bullismo e famiglia


Il primo posto in cui si impara
Il primo posto in cui si impara il rispetto per le persone deve essere la famiglia. Spesso, più o meno consapevolmente, i genitori mandano ai figli messaggi di esclusione più che di inclusione, invitando magari a non parlare con un compagno o apostrofando la mamma o il papà di un amico in maniera negativa. Se i genitori sono i primi ad usare un linguaggio violento e aggressivo, i figli impareranno questa modalità di rapportarsi all’altro.
Bullismo e cyberbullismo nascono nel momento in cui qualcuno viene escluso o attaccato per alcune sue caratteristiche fisiche, caratteriali o psichiche. Per questo i genitori devono testimoniare modelli di comportamento positivi, non essere i primi a escludere e giudicare.

Sanzionare i comportamenti sbagliati dei figli
Non bisogna mai accettare che il proprio figlio prenda in giro un compagno di classe. Non è utile neanche mettersi in sua difesa qualora venisse ripreso dalla scuola o da altri adulti. Fin da quando i figli sono piccoli, è bene riprenderli se mettono in atto comportamenti di prepotenza verso altri e invitarli a cercare altri modi per risolvere i problemi.

Dare il giusto esempio
Sembrerà scontato, ma in giro è pieno di genitori bulli. Sulle chat di WhatsApp, alle recite a scuole, sugli spalti dei campi sportivi. Diventa inutile parlare di bullismo e cyberbullismo se gli adulti di riferimento sono i primi a mettere in atto comportamenti aggressivi e violenti. In questo modo ciò che si comunica ai figli è che nella vita, per avere successo, bisogna essere forti e schiacciare il più debole.

Ascoltare
Troppo spesso in famiglia non ci si ascolta. I figli parlano, raccontano la loro giornata, descrivono situazioni in cui sono stati presi in giro da un compagno di classe. In questi casi, più che intervenire andando a fare i bulli con i genitori di quel bambino o, ancora peggio, con l’insegnante, bisognerebbe dare ascolto alla fatica del figlio. Accogliere le difficoltà senza respingerle, è un modo per far sentire che nella vita ci possono essere dei momenti difficili e che possono essere superati.

Non giudicare
I figli smettono di raccontare i brutti episodi che gli capitano perché temono il giudizio dei genitori. Già si sono sentiti deboli e maltrattati a scuola, in più dover anche subire il giudizio di mamma e papà diventa eccessivo. Non giudicare significa allora dare al figlio l’opportunità di esprimersi senza doversi giustificare. Non solo. Il giudizio porta a non ascoltare con il rischio di sottovalutare la gravità della situazione. Ciò che per un genitore è solo un normale gioco tra bambini, per un figlio può essere un evento molto doloroso.

Lasciare aperta la porta al dialogo
Per prevenire bullismo e cyberbullismo, facendo in modo che il proprio figlio non diventi un bullo, una vittima e neanche parte di quel silenzioso pubblico che non fa altro che osservare senza intervenire, è necessario il dialogo. I ragazzi devono potersi fidare degli adulti, che siano genitori o insegnanti. Devono potersi rivolgere a loro quando si trovano in situazioni troppo difficili da risolvere. La porta del dialogo, dell’incontro, deve allora restare sempre aperta, anche se a volte la tentazione di chiuderla, da una parte o dall’altra, è molto presente.


Se avete capito che vostro figlio è realmente vittima di bullismo
  • Incoraggiatelo a condividere le sue preoccupazioni. Restate tranquilli, ascoltate in modo amorevole, esprimete comprensione e interesse. Il ragazzo sente che la persecuzione ha un “senso”, che è “giusta” perché si percepisce “diverso”. Ricordategli che non è colpevole di alcunchè;
  • Prendete informazioni concrete sulla situazione. Chiedetegli di descrivere come e quando si verificano gli episodi e chi è coinvolto.
  • Non promuovere ritorsioni o vendette contro un bullo. Ditegli di non rispondere a molestie che possano arrivare sul telefono e di bloccare il bullo sullo stesso e sui social media;
  • Chiedete l'immediato intervento della scuola (insegnanti, dirigente scolastico, referente cyberbullismo se presente nell'istituto) se i fatti avvengono all'interno della stessa e nei suoi spazi esterni, allenatore o altro adulto presente nella vita sociale del ragazzo/a nel caso i fatti avvengano in altri contesti. La scuola ha il dovere di intervenire affinchè non avvengano fenomeni di prevaricazione all'interno dell'Istituto scolastico oltre a quello istituzionale, insieme alle famiglie, di insegnare ai ragazzi ad essere cittadini rispettosi dell'altro/a e così tutti gli ai quali li affidiamo hanno il dovere morale, se non giuridico, di contrastare qualsiasi fenomeno violento che può avvenire all'interno del gruppo.
  • Parlate con vostro figlio di tecnologia, assicuratevi di sapere come utilizza internet, i social e il telefono. Se vostro figlio viene bullizzato su internet non togliete automaticamente l’accesso al computer e/o al telefono. I ragazzi potrebbero essere riluttanti a segnalare il bullismo per paura di vedersi togliere cellulare o internet, piuttosto potreste inserire un family control nel dispositivo in accordo con vostro figlio/a.
  • Inoltre le leggi dello stato possono intervenire  nei casi di bullismo e cyberbullismo così come riferito in questo stesso sito internet in riferimento al codice penale  e in riferimento alla nuova   legge antibullismo  - e dunque non è da escludersi la necessità di rivolgersi ai carabinieri per far cessare la violenza.

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